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I tappeti assembalti originano da una tecnica antichissima, che assolveva con facilità agli scopi pratici delle genti nomadi dell'Asia centrale, di confezionare esemplari di annodato nonostante le dimensioni contenute dei loro telai che per necessità di trasporto erano convenzionalmente ridotti. La tecnica consisteva nel realizzare da prima strisce o prozioni di annodato indipendenti, che solo successivamente venivano poi cucite insieme realizzando così il tappeto. Attraverso questa tecnica e grazie alla totale assenza di decori degli esemplari, venivano inoltre riciclati i tappeti consunti. Disarticolati delle parti consumate, venivano ricontestualizzati con parti nuove o con parti sane di altri esemplari consumati dando vita così ad un nuovo tappeto sul quale poter dormire o con il quale poter arredare la yurta. Perfettamente aderente al pensiero e alla mentalità eco-sostenibile di quelle popolazioni turco-asiatiche, tale tecnica ha potuto proseguire quasi inalterata nei secoli, fino a diventare nei casi contemporanei un tipo di lavorazione di grido e di tendenza come lo sono appunto i Patchwork di kilim o di annodato. Alcuni generi tradizionali di tappeti assemblati sono i Djulichir, i Perde e i Cirpi.
Alberto De Reviziis
Certified Rug Expert (CRE)
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1 commenti:
Personalmente non sono un grande amante di queste forme di utilizzo dei manufatti. Mi spiego meglio. Apprezzo quelli che nascono come "insieme di annodati così nati in origine"; amo meno quelli che sorgono dall'esigenza commerciale di utilizzare tappeti che hanno, per problemi conservativi, necessità di un nuovo volto. La stessa cosa vale per quegli arredi, pannelli e sedie ad esempio, che vengono rivestiti con pezzi di annodati anche se, è capitato, che decori poco frequentati sono sopravvissuti proprio grazie a questo utilizzo.
Saluti.
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