Il 1° settembre, è per me il vero inizio dell'anno, perché una volta scaduto il tempo delle vacanze, si riparte con una nuova stagione di lavoro, in ufficio, a scuola, nei negozi, nelle imprese e nei luoghi di governo, cittadino e nazionale.
Ahimè il momento di questo "nuovo anno" non è dei più felici; si ritorna dalle vacanze anziché ricaricati, già provati dalle ultime notizie dei mass media che producono un effetto ansiogeno. L'incertezza economica finanziaria non è certo da sottovalutare, anzi si prospetta come la punta di un iceberg che è molto più grosso di quel che possiamo immaginare, ma è raccogliendo la sfida che tutti noi potremmo cercare di concorrere ad un mondo migliore. Il blog da quest'oggi torna dunque con i suoi aggiornamenti continuando a parlarvi di tappeti, anche in maniera terapeutica, ossia per rinfrancare lo spirito e distrarre la mente, che ormai è perennemente occupata dalle preoccupazioni vere o presunte. Il tappeto è certamente il compagno migliore per l'uomo, anche quello più povero, perché è un accessorio base, che da solo arreda e da solo attraverso il suo studio può tenere occupata la vita intera di un appassionato. Provate a immaginare una casa beduina o una yurtha kazaka, i mobili possono anche non esserci, ma i tappeti si. E allora cari amici lettori abituali e occasionali, ritagliatevi un momento o più momenti di pausa nella settimana, fate uscire le preoccupazioni dalla vostra testa e fate entrare invece i tappeti nel vostro cuore; io sarò quì come sempre a raccontarveli.
Buon rientro e ben ritrovati da "Il Mercante di Tappeti".
Buon rientro e ben ritrovati da "Il Mercante di Tappeti".
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