Benvenuti ne Il Mercante di Tappeti

Il blog personale di Alberto De Reviziis: studioso, importatore diretto e commerciante di tappeti orientali, titolare della tappetirari.com.

Il Mercante di Tappeti - un blog a 360°

Il Mercante di Tappeti è un blog personale di genere tematico: notizie sul mondo del tappeto orientale fornite in modo semplice ed accattivante, intercalate da aneddoti e pensieri sparsi anche offtopic...

News - Segnalazioni e commenti

Per rimanere sempre informati sul mondo dei tappeti e della tappetologia. Tutte le notizie e le segnalazioni con oggetto il tappeto orientale annodato: mostre mercato, eventi, iniziative e curiosità, novità...

Il Taccuino dell'esperto

Il "Taccuino dell'Esperto" è una rubrica di consulenza online finalizzata alla risposta pubblica di quesiti generici che lettori, amici ed appassionati del tappeto possono e vogliono porre all'attenzione dell'autore.

Pensieri sparsi

Argomenti vari off topic.

29 nov 2010

Locandine d'epoca sui tappeti orientali

Alcune locandine pubblicitarie d'epoca a tema tappeto orientale.
Prelevate da: Vintagevenus.blogspot.com




Alberto De Reviziis
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28 nov 2010

Vantaggi e svantaggi dell'acquisto online

Sempre più numerosi i siti internet dedicati all'e-commerce del tappeto orientale annodato, costituiscono ormai una solida risorsa in più all'eventuale acquirente. A casa propria, con il proprio computer, è possibile infatti scegliere tra migliaia di tappeti annodati a mano di diversa qualità e pubblicati nelle decine e decine di siti che operano anche a livello di commercio elettronico.
In questo modo è possibile davvero sbizzarrirsi, tra un infinità di esemplari e opzioni, leggere i dati relativi ai tappeti e confrontare - quando presenti - i prezzi, per decidere con tutta calma, e in qualsiasi momento della giornata cosa, come e dove acquistare. Ma come tutte le cose anche l'acquisto online può avere dei vantaggi e degli svantaggi

Vantaggi
  1. Si risparmia tempo, non dovendo fare il giro di tutti i negozi
  2. Il tappeto arriva comodamente a casa propria, senza doversi preoccupare del parcheggio o di doverselo caricare in spalla o in borsa fino a casa.
  3. Il cliente si può avvalere del diritto di recesso, regolamentato dal Decreto Legislativo 185 del 22 maggio 1999 e relative novazioni di diritto Italiano ed Europeo, che in qualche modo esercita e tutela una sorta di riserva all'acquisto.
Svantaggi
  1. Vedere troppi tappeti può sembrare utile, ma il nostro cervello non è in grado di elaborare centinaia di opzioni, rischiando quindi solo di confondersi le idee e avviare un acquisto sbagliato o peggio decidere di non comperare più nulla.
  2. Fare acquisti online significa spesso effettuare un pagamento elettronico e non tutti si fidano a rilasciare i propri dati in rete, specie per siti e realtà poco conosciuti. Truffe e raggiri, che sono all’ordine del giorno nella vita reale, non mancano in quella virtuale, occorre per questo sempre una certa dose di attenzione.
  3. Il diritto di recesso è sempre regolamento da clausole che tutelano in un qualche modo anche il venditore e non solo il compratore (eventuali penali, numero di giorni massimo consentiti per esercitare il diritto, obbligo di restituire la merce imballata ed in perfette condizioni con spese di spedizioni a carico del cliente, ecc)
  4. In caso di controversie legali con il venditore, bisogna ricordarsi che il processo si svolge sempre nel paese dove è stata effettuata la vendita, pertanto eventuali rivalse legali su soggetti venditori residenti o operanti all'estero (ditte o mercanti svedesi, tedeschi piuttosto che turchi o americani) possono risultare più care dell'arrosto.
Alcuni consigli base per effettuare un acquisto online
  1. Controllare chi sia il venditore per verificarne la bontà e la serietà delle proposte è la prima cosa da fare. Ciò si può fare non solo accertandosi e assicurandosi che nel sito ufficiale di commercio elettronico siano riportati i dati della sede legale, i recapiti email e telefonici per la risoluzione delle eventuali problematiche, ma anche verificando i feedback dei clienti e le eventuali recensioni/referenze che di tale realtà commerciale si possono riscontrare i rete.
  2. Affidarsi preferibilmente ad una realtà che esista anche sul territorio e non solamente su internet
  3. Visto che siamo in Italia, preferire un venditore che operi in Italia e non per questioni campanilistiche sia chiaro, ma perché eventuali controversie legali vanno affrontate in processo nel paese del venditore
  4. Verificare la disponibilità dell'operatore commerciale (sia esso ditta/azienda o semplice negoziante) a  fornire delucidazioni,  e a dare il tempo per riflettere, magari anche indicazione su concorrenti ai quali rivolgersi. I professionisti non hanno timore di confronti.
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26 nov 2010

Il tappeto considerato il più costoso al mondo

Da alcuni giorni gira in rete un'unica immagine del tappeto "Universe", Il tappeto ritenuto il più costoso al mondo in termini di realizzazione e che ha esordito in occasione della 9° expò di INDFEX 2010 (Salone Internazionale del Mobile e del Design) a Doha presso il Centro Esposizioni.
Il tappeto della Loom art E' un extrafine turco in seta, costato la cifra sbalorditiva  di 3,2 milioni di dollari, per la cui realizzazione sono stati impiegati 17.800.000 nodi ghiordes, 50 differenti tipi di colori, 1 kg di fili di oro 24 carati, tre maestri annodatori e 4 anni  e mezzo di tempo. Il tappeto Universe così chiamato perché il complesso impianto iconografico contiene 200 animali, la luna, il sole e i simboli dei 12 mesi, non è stato assegnato in Qatar, ma conta di trovare il suo prossimo proprietario in una delle tappe internazionali alle quali è atteso, rispettivamente: ad Abu Dhabi negli Emirati Arabi Uniti, negli Stati Uniti, in Italia e in Giappone.

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25 nov 2010

Video del Museum Für Islamische Kunst

Da qualche giorno è apparso su youtube un video fotografico del museo d'Arte Islamica di Berlino il "Museum Für Islamische Kunst" con un occhio di riguardo alla straordinaria collezione di tappeti storici (in maggior parte anatolici). Si tratta di un documento raro che vale la pena segnalare, in quanto altre documentazioni di questo genere in rete sono totalmente assenti.
L'autore (un amico di Infotappeti) e il pubblicatore del video (Morandi Tappeti) tengono a precisare che nel rispetto delle opere d'arte esposte, le fotografie sono state prese senza l'ausilio del flash. Le immagini dei tappeti non sono fotograficamente perfette, ma si intuisce ad ogni modo l'eccezionale bellezza delle opere esposte. Visitate il museo guardando questo interessante video.



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24 nov 2010

Il museo iraniano nazionale dei tappeti a Teheran

I primi tappeti non furono realizzati certamente da popolazioni iraniche, ma bensì da popolazioni di origine turca, tuttavia è innnegabile come in Persia la tradizione dell'annodatura raggiunse vertici tanto elevati da divenire arte, aspetto che tutt'ora perdura ai giorni nostri. Il tappeto persiano è oggi il tappeto fine per eccellenza, quello che per gusto, per impianto decorativo, per ricerca selezionata delle materie prime e per standard di realizzazione è uscito dalla tradizione e dal significato originario del manufatto, aderendo perfettamente ai bisogni e ai gusti occidentali, che già a partire dal XVIII sec. domandavano qualità differenti dai tappeti orientali classici (si pensi all'esperienza dei tappeti annodati occidentali inglesi e francesi).Principalmente la scuola persiana ebbe modo di svilupparsi in questa nuova direzione grazie a due fattori:
  • la padronanza della tecnica a nodo asimmetrico (originaria dell'Armenia) 
  • lo sciismo di appartenenza, una corrente islamica che al contrario di quella dei sunniti permetteva la riproduzione nei manufatti, di disegni naturalistici come animali, paesaggi e persone. 
Tali premesse permisero la realizzazione di tappeti figurati e/o naturalistici (da caccia o a giardino) molto più consoni ai canoni artistici occidentali, e per questo in Europa e in America molto più apprezzati di quelli anatolici, i quali invece erano rimasti fedeli alle loro tradizioni iconografiche e strutturali. Nel museo iraniano nazionale dei tappeti di Teheran (disegnato nel 1976 da Farah Diba Pahlavi, l'ultima regina dell'Iran) sono esposti un gran numero di esemplari persiani datati dal XVIIIesimo secolo al giorno d'oggi, peraltro poco conosciuti e quasi mai mostrati in documentari e filmati. Ecco un video diviso in due parti, che mostra proprio alcuni di questi esemplari. Il video è probabilmente sfuggito alle maglie della censura del museo e delle autorità, in quanto, videoriprendere e pubblicare gli esemplari senza consenso è severeamente vietato, e tutti i video amatoriali che nel passato sono stati caricati, sono sempre stati  fatti puntualmente disattivare.

Finchè questo video resterà online... Buona visione!





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23 nov 2010

Tutti i tappeti storici anatolici racchiusi in un catalogo

Dal 2006 è disponibile in Turchia e online, un catalogo in 5 comodi volumi con inventariati i più bei tappeti storici anatolici. Un elenco fotografico e didascalico di ben 2500 esemplari, quasi tutti provenienti dalle collezioni dei musei turchi e internazionali.
Senza considerare la parte commerciale del progetto, nel cui sito ufficiale si presenta la vendita di copie di quasi tutti i tappeti inventariati, è meritorio il tentativo di enciclopedizzare e rendere finalmente disponibile a tutti, quello che rimane della cultura storica del tappeto anatolico, riaccreditando culturalmente una produzione storica che negli ultimi decenni è stata artificiosamente ed artatamente ignorata dal mercato a favore di altre (non a caso il monopolio del mercato del tappeto è quasi totalmente gestito da grandi famiglie, gruppi o esponenti di origine ebraico/persiana).
Grazie a questa operazione, la Turchia ha controbilanciato con l'alto profilo istituzionale del proprio ministero lo squilibrio di cui sopra, riaprendo così nuove strade per la riabilitazione della produzione turca anche 900sca.

Insomma 5 libri da avere assolutamente!

Per sfogliare il catalogo online in lingua turca o inglese cliccare quì


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21 nov 2010

Riconoscere il tipo di nodo di un tappeto

Esempio di sennèh aperto a destra
Per riconoscere il genere di annodatura utilizzata per la realizzazione di un tappeto è necessario piegarlo dal dritto nel senso della larghezza. Quivi si apriranno le file dei nodi: se i due baffi del nodo escono dal collo del medesimo affiancati ed all’interno di due orditi, è “ghiordes". Se invece questi escono ciascuno a fianco degli orditi, e solo uno ha il collo, si tratta di nodo "senneh". Il controllo si può anche comunque fare dal rovescio. Il nodo senneh si esegue passando il filo intorno a una catena dell'ordito, lasciando uscire un capo tra la prima e seconda catena e facendo invece uscire l'altro capo tra la seconda e la terza. Il nodo seguente viene fatto sulla terza catena ed esce con un capo tra la terza e la quarta e con uno tra la quarta e la quinta. Dal rovescio appare quindi estremamente uguale e regolare, essendo ogni catena di ordito cavalcata da un filo. Il nodo ghiordès si esegue invece cavalcando con il filo due catene di ordito e uscendo con i due capi, al centro delle catene cavalcate ; le catene risultano quindi prese due a due, e tra la seconda e la terza non c'è collegamento. Dal rovescio infatti il tappeto annodato col nodo ghiordès si riconosce perché le catene di ordito sono accostate a coppia come tante e regolari "costoline".
N.B. per un occhio allenato ed una mano allenata, è possibile individuare il genere di nodo anche dalla semplice posizione del vello. Il tappeto infatti non possiede solamente un vello ed un controvello determinati dal senso di trazione il quale l'annodatore annoda, ma presenta anche un orientamento determinato dal genere di nodo realizzato: dritto quando è ghiordes, lateralizzato a destra o a sinistra quando è sennèh.

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20 nov 2010

Come si contano i nodi di un tappeto

Per il computo si procede come segue: si misurano dieci centimetri in altezza e altrettanti in lunghezza sul retro del tappeto e si delimitano i lati con tre spilli. Con una lente (può essere sufficiente anche una a cinque ingrandimenti) si contano i nodi sulla catena ed i fili annodati sulla trama, si moltiplicano quindi fra loro le due cifre (esempio 40 x 50 = 2000) ottenendo così i nodi per decimetro quadrato. Il loro numero al metro quadrato è dato moltiplicando il prodotto per cento (nel caso ipotizzato il tappeto avrà quindi 200mila nodi per metro quadrato).
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19 nov 2010

I kilim Sorkoy

I kilim Sarkoy o Sorkoy (letto "Sciarkoi") sono tessuti della Tracia, una regione che occupa l'estrema punta sudorientale della Penisola balcanica e che comprende il nordest della Grecia, il sud della Bulgaria e la Turchia europea. Rappresentano quella produzione ottomana mai interrotta che era stata costituita nelle regioni europee  del Grande Impero Ottomano. Il colore di fondo è sempre il rosso, la cornice invece sempre scura e in contrasto con il campo, ornata per consuetudine da mazzi di fiori in stile francese. Gli elementi iconografici ricorrenti sono quelli del golfarang, e di grandi medaglioni floreali stilizzati, non mancano impianti naturalistici come piante e colombe. Questi tessuti soprattutto quelli prodotti nella Turchia occidentale vengono spesso realizzati con la tecnica a fessure.

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18 nov 2010

I kilim ancestrali di Çatal Hüyük

Çatal Hüyük rappresenta per la tappetologia il sito archeologico contenente le più antiche testimonianze pittoriche di tappeti annodati. Si tratta di un importante centro abitato di epoca neolitica dell'Anatolia (Turchia), situato nella regione di Konya, scoperto dall’archeologo James Mellaart nel 1957 e datato tra il 6500 a.C. ed il 5500 a.C. Era costruito secondo una logica completamente diversa da quella moderna: le case erano monocellulari e addossate una all'altra ed avevano altezze diverse, gli abitanti si spostavano passando da un tetto ad un altro e per molte case l'ingresso su quest'ultimo era l'unica apertura. A livello delle terrazze avveniva la circolazione da una casa all'altra, nonché gran parte delle attività domestiche.
L'assenza di aperture verso l'esterno, nonché di porte a livello del terreno, difendeva la comunità dagli animali selvatici e dalle incursioni di popolazioni confinanti; l'unica via d'accesso all'intero complesso erano scale che potevano facilmente essere ritirate in caso di pericolo
Una città di natura unica, non fortificata ma ad ogni modo protetta sapientemente dall’unico muro che la includeva perimetralmente, un alveare, dove seimila abitanti manifestavano una civiltà evoluta, coltivavano almeno quattordici specie vegetali: dal frumento, all’orzo, ai legumi, producevano bevande fermentate e allevavano bestiame e api. La ricostruzione degli arredi e delle abitudini domestiche fu cosa agevole per gli archeologi, anche grazie alla ricca presenza di reperti riscontrata, e che lasciava ipotizzare un uso diffuso di tappeti piatti. Ma la testimonianza più importante la rivelarono gli affreschi delle sale che gli studiosi definirono "templi", ossia quei luoghi destinati alle celebrazioni rituali. Le pareti erano affrescate di segni, così ben architettati e ordinati da significare impianti di tappeti kilim nella loro interezza, non solo quindi nei simboli, ma anche nell'ordine in cui erano disposti. Tappeti disegnati dunque, e sostanzialmente analoghi agli impianti dei kilim di produzione attuale. La simbologia dei disegni è quello della Grande Madre, culto della fertilità diffusissimo nel Neolitico, con rappresentazioni stilizzate della divinità nell’atto di partorire, e affiancata da divinità guardiane. Un’altra simbologia riscontrata nei kilim affrescati sulle pareti dei templi era quella del Signore degli animali, culto anch'esso molto diffuso in Oriente, e che indicava la capacità dell'uomo di governare le forze della natura. Il kilim turco, così apparentemente povero per tecnica e così poco evoluto nel disegno, tanto da essere spesso disprezzato come un tappeto di seconda categoria...si rivela così, il fossile vivente più ricco e misterioso di tutte le produzioni tessili sopravvissute nei secoli, probabilmente il più aderente ai canoni originari di quelli che gli antichi romani chiamavano "stragula" o "vela", perchè ritraente i simboli di quasi 10mila anni.

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16 nov 2010

La data nei tappeti

Alcuni esemplari sono datati sul vello con un numero, che può essere arabo o anche latino. I numeri arabi si scrivono in maniera diversa dai numeri latini e sono:



Il calcolo esatto della data islamica sia che questa venga espressa in numeri arabi sia che venga espressa in numeri latini si esegue tenendo presente il calcolo del differente anno "0" del mondo islamico da quello cristiano. Per gli islamici l'anno "0" non è quando nasce Gesù Cristo, ma bensì 622 anni dopo, anno della fuga di Maometto dalla Mecca. Bisogna inoltre tenere conto che l'anno islamico è più breve del nostro e conta circa 11 giorni in meno.Se la data del tappeto ad esempio è 1200, bisogna sottrarre 1/33 della cifra, e cioè

1200/33 = 36
1200 - 36 = 1164

A questa cifra bisogna poi aggiungere la differenza con l'anno dell'egira e cioè 622, quindi

1164 + 622 = 1786

Il 1786 d.C. corrisponde alla data di fabbricazione del tappeto in questione.
Non sempre però l'iscrizione di una data corrisponde al reale periodo di confezionamento del tappeto, alcune volte il tappeto datato nel vello può essere un falso, nel chiaro tentativo di conferire al pezzo un valore aggiunto. In altri casi gli annodatori, vuoi perché analfabeti o perché hanno ricevuto l’ordinazione di copiare un determinato modello, hanno riprodotto pedestremente quanto vedevano.

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15 nov 2010

Gli esperti di tappeti

Si parla molto di tappeti orientali, ma i veri conoscitori sono molto pochi; forse una vita intera non sarà sufficiente per raggiungere una competenza universale e questa stessa persona che quì scrive, che è nata tra i tappeti, non può non constatare che anche vivendoli quotidianamente per 24 ore al giorno (18 ore da svegli e 6 in sogno), non si finisce mai di imparare. E' dannatamente comprensibile quindi, come tanti, troppi nel campo e anche non nel campo, parlino dell'argomento senza averne le capacità e le conoscenze adeguate, quindi a sproposito, danneggiando la cultura e la vendita del tappeto. E' ad esempio, purtroppo, opinione diffusa tra gli italiani, che chi vende tappeti debba essere necessariamente persiano o comunque orientale, come se la passione e la trattazione del tappeto possa essere appannaggio delle popolazioni dalle quali origina. Invece non tutti i venditori persiani conoscono il tappeto, (sarebbe come pensare che tutti gli italiani si intendano di vini o che tutti gli svizzeri si intendano di orologi). Purtroppo molti commercianti di tappeti sono persone non competenti, che essendo di origine persiana e non volendo ritornare in patria a causa del cambio politico avvenuto con la Rivoluzione, falliti o conclusi gli studi di: agraria, farmacia, botanica o qualsiasi altra materia, hanno deciso di intraprendere il commercio di tappeti persiani, approfittando dell'inesperienza dell'acquirenza verso quest'arte e al tempo stesso approfittando della loro provenienza per presentarsi come "esperti".Proprio queste persone con la loro totale inesperienza e con il loro esclusivo interesse a vendere tappeti di casa loro, hanno fatto si, che il commercio del tappeto assumesse contorni foschi e cupi, che certo non hanno aiutato sia quelle persone competenti (anche persiane) che vi operano, sia l'arte stessa del tappeto, che oggi, è in crisi pure in Persia. Sia chiaro, che di commercianti e professionisti del settore di origine persiana capaci e competenti ce ne sono eccome, penso ad esempio a: Taher Sabahi , a Bijan Parvizyar (detto il principe) o all'amico Karim Sobouti (detto Nader), e a tanti altri, ma per ogni persiano competente, ahimè nel commercio di tappeti ce ne sono altri 100 improvvisati.
Esistono poi altre figure che con il loro potere costruiscono opinioni di massa preconfezionate e del tutto sbagliate, penso ai sociologi e ai giornalisti, questi ultimi  pur non conoscendo nulla di quest'oggetto, di quest'arte e di questo mestiere, scrivono articoli di denuncia senza sapere di cosa si parla, senza nessuna verifica delle fonti o dei particolari; l'importante è che si colpisca l'opinione pubblica ed incrementi le vendite.
La pagina della Vergogna sarà la nuova pagina di questo blog che si preoccuperà di smascherare le dannate bugie che vengono diffuse via stampa, rete e TV da chi senza conoscere un bel niente parla a vanvera danneggiando l'arte e il mestiere di milioni di lavoratori in oriente e in occidente.

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14 nov 2010

Il verso del tappeto

Mentre l'artigiano annoda, esegue una trazione sul filo, trazione che è quasi sempre rivolta verso il basso perché egli tende a comprimere il nodo sulla parte di tappeto già terminata; questa tensione, da altri indicata come «giro di mano», permette che i nodi si presentino con il pelo girato in un determiminato senso che dà al tappeto terminato un suo «verso», esattamente come avviene per il velluto, che ha verso e controverso, o per il pelo degli animali, che cresce anch'esso secondo un senso per cui si ha «pelo e contropelo».
Il verso di un tappeto può svelare ad una persona sufficientemente allenata, anche il tipo di nodo impiegato per la sua realizzazione. Il tappeto infatti non possiede solamente un senso del vello determinato dalla trazione di cui sopra, ma presenta anche un orientamento determinato dal genere di nodo realizzato che quando è ghiordes è dritto, rivolto verso l'alto, quando è sennèh è orientato lateralmente, a destra come a sinistra, a seconda del luogo di realizzazione.
Un tappeto osservato secondo il «verso» dell'annodatura presenta una certa colorazione e una determinata profondità di luce, quando viene invece osservato «controverso» il tappeto diventa più scuro. Per riconoscere il verso del vello è sufficiente accarezzare il tappeto nel senso della sua lunghezza, il senso dove il vello opporrà resistenza alla mano sarà quello contrario al verso.

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13 nov 2010

Riconoscere un tappeto annodato a mano da uno fatto a macchina

Breviario molto rapido ed utile per identificare istantaneamente un tappeto annodato da uno macchinizzato:

Frangia
Nei tappeti fatti a mano la frangia è parte integrante del manufatto, essa infatti costituisce i fili dell'ordito che passano longitudinalmente lungo il tappeto.
Nei tappeti fatti a macchina la frangia è invece solitamente "riportata" a trame avvolte.

Pieghevolezza duttilità
I tappeti fatti a mano sono piegabili e arrotolabili in tutte le direzioni.
I tappeti macchinizzati spesso sono arrotolabili solo da un lato e quando sono nuovi (specie gli acrilici) sono impossibili da piegare.

Rovescio
Il disegno di un tappeto annodato dal rovescio è sempre comprensibile, in quanto ogni filo di lana che costituisce il vello ne avvolge gli orditi lasciando inevitabile traccia compiuta del disegno anche nel suo rovescio.
In un tappeto macchinizzato il disegno dal rovescio è sempre confuso ed incomprensibile, in quanto il "nodo" viene effettuato senza avvolgimento dell'ordito ma cavalca la trama o cavalca sia gli orditi che la trama, con l'inevitabile risultato di confondere l'effetto del disegno il quale sul retro, non è più riconoscibile

Fibre
I tappeti annodati a mano vengono confezionati in lana, cotone o seta.
I tappeti macchinizzati sono spesso confezionati in acrilico

La consistenza
I tappeti annodati a mano possono presentare consistenza floscia o semi rigida a seconda del materiale e della serratura delle trame.
I tappeti macchinizzati presentano spesso una consistenza rigida e il vello è stopposo simile alla moquette specie quelli in acrilico.

Nodi
I nodi nei tappeti fatti a mano sono avvolgimenti di fili di fibra attorno all'orditura e sono tenuti da diversi fattori:
dalla forza con la quale i capi vengono tirati per stringere gli orditi
dalla pressione degli orditi l'uno sull'altro tanto da essere a volte anche sovrapposti
dalla pressione delle trame sulle righe di nodi che vengono serrate e battute in modo da compattarli.
Nei tappeti fatti a macchina il nodo è solo infilato nel tessuto e viene tenuto da una pressione generale del tappeto e da strati di lattice o colla. si può pertanto procedere così: 
piegare il tappeto dal dritto nel senso della larghezza e facendo aprire il vello, individuare e afferrare un singolo nodo per esercitare una leggera trazione verso di sè. Se il ciuffo di lana o comunque di fibra si staccherà facilmente è probabile che il tappeto sia fatto a macchina, in quanto l'annodatura non presenta resistenza per i motivi sopracitati.

Ecco infine un raffronto di rovesci tra un tappeto macchinizzato e tappeto annodato


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11 nov 2010

Il nodo armenibaft

Originario degli armeni, il nodo armenibaft è un nodo simile a quello ghiordes ma asimmetrico, presenta cioè la fuoriscita di un capo del filo del nodo da un lato (il fronte) e la fuoriuscita dell'altro capo del nodo,dalla parte opposta del tappeto (il retro). Questa particolare tecnica di annodatura è stata utilizzata fino all'inizio del '900 in alcuni villaggi abitati da popolazioni armene in Turchia, Persia e in Armenia per la realizzazione di tappeti giaciglio simili agli yatak, per poi essere ripresa talvolta nelle produzioni cittadine turche e persiane per esemplari artistici o comunque fatti per mostrare l'abilità della tessitrice. Nella variante cittadina, il nodo è singolo (non più ghiordes) ed esce alternato e di colori diversi, una volta da una parte, una volta dall'altra, le due facce del tappeto quindi, non sono più uguali o monocrome, ma presentano bensì impianti iconografici differenti.

Nota disanbigua: Armenibaft è anche un termine usato per indicare una produzione Bakhtiari del distretto del Chahar Mahal (Iran) realizzata da tessitrici di origine armena.

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10 nov 2010

Il nodo tibetano

Il nodo tibetano presenta modalità esecutive che trovano scarso riscontro in altre realtà produttive. La tecnica chiamata a "cappi recisi", in altri casi conosciuta solo attraverso studi archeologici legati all’Asia occidentale ed all’Egitto, viene infatti realizzata con l’aiuto di canne, o assicelle, su cui è avvolto il filo che poi sarà tagliato dando origine al vello.Il filo viene avvolto intorno a due orditi e intorno a un'asta che viene collocata in maniera temporanea di fronte ad essi e  per tutta la larghezza del tappeto. Quando l'annodatore conclude l'intera fila, taglia gli occhielli attorno all'asta per ottenere il nodo. Si tratta di un annodatura non molto fitta ma assai resistente.

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9 nov 2010

Il nodo arabo spagnolo

Originario dei copti d'Egitto, e largamente impiegato in Spagna a partire dal X secolo, il nodo arabo spagnolo viene eseguito su di una sola catena dell'ordito alternativamente e soltanto ogni tre o quattro righe di trame. Si tratta di una lavorazione più grossolana delle consorelle ghiordes e sennèh, che tuttavia ha dato i natali a splendidi tappeti come quelli di Cuenca, Alcaraz, Murcia e Alpujarra.

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8 nov 2010

Il nodo jufti o nodo fraudolento

Anche se in antichità il nodo jufti (pronunciato gioftì) veniva utilizzato nelle manifatture del Khorassan per la realizzazione di esemplari di qualità notevole, legata soprattutto ai filati superbi e finissimi, oggigiorno questa tecnica viene invece adottata per accorciare i tempi di lavorazione ed è utilizzata essenzialmente nelle manifatture di livello più commerciale. Lo "jufti ", o "juft ilmech" anche conosciuto come nodo "fraudolento", si può realizzare con ambedue le tecniche di annodatura, non si tratta infatti di una particolare tipologia di nodo, ma di una pratica, quella cioè di allacciare il nodo su tre oppure quattro catene dell'ordito. La ragione dell'utilizzo di tale stratagemma è un doppio risparmio: filato e tempo, che però pregiudica irrimediabilmente la bellezza e la durata del prodotto finito, per questo il termine "jufti" letteralmente può essere tradotto come "truffa".

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7 nov 2010

Il nodo sennèh o nodo persiano

In passato il nodo sennèh (nome che indica un villaggio della Persia occidentale i cui tappeti però - che il lettore non si confonda! - sono annodati col nodo ghiordes) detto anche nodo simmetrico, o nodo singolo o nodo persiano, caratterizzava appunto gli esemplari persiani. Oggi sappiamo che questa indicazione non ha più senso, infatti mentre in Iran (Persia) numerosi tappeti di realtà rurale, domestica ma anche cittadina vengono realizzati con il nodo ghiordes, in altri paesi come l'India, la Cina e il Pakistan si eseguono tappeti annodati con nodo sennèh. Il nodo sennèh si esegue avvolgendo intorno ad una singola catena di ordito un filo di lana o di fibra, lasciando uscire un capo tra la prima e la seconda catena e facendo invece uscire l'altro capo tra la seconda e la terza. Il nodo seguente viene fatto sulla terza catena ed esce con un capo tra la terza e la quarta e con uno tra la quarta e la quinta. Dal rovescio il tappeto così annodato si può infatti riconoscere perchè estremamente regolare essendo ogni catena di ordito cavalcata da un filo. Il nodo sennèh è adatto per riprodurre decori floreali e naturalistici, dal profilo morbido e sinuoso, per contro è meno resistente al nodo ghiordes.

Alberto De Reviziis
Certified Rug Expert (CRE)
+39 0118170662

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6 nov 2010

Il nodo ghiordes o nodo turco

In passato il nodo ghiordes (nome che indica un villaggio dell'Anatolia) detto anche nodo turco, o doppio nodo o nodo simmetrico, caratterizzava gli esemplari anatolici, ottomani, caucasici e centroasiatici. Oggi sappiamo che questa distinzione non ha più senso, infatti anche in Iran (Persia) numerosi tappeti di realtà rurale, domestica ma anche cittadina vengono realizzati con il nodo ghiordes, a significativo esempio e contrariamente al nome che porta, il tappeto Senneh è uno di questi. Il nodo ghiordes si esegue avvolgendo con un doppio nodo un filo di lana a due catene di ordito, le catene della struttura risultano appaiate due a due senza collegamento tra un paio e l'altro, dal rovescio il tappeto così annodato si può infatti riconoscere perchè le catene di ordito sono accostate come tante piccolissime e regolari costine. Il nodo ghiordes è una tecnica che dà grande solidità al tappeto, ma che rende difficile la realizzazione di decori troppo sinuosi, per questo motivo viene utilizzato con ottimi risultati in iconografie geometriche e tuttavia ha la prerogativa di essere decisamente più resistente di tutti gli altri nodi.

Alberto De Reviziis
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5 nov 2010

Il taccuino dell'esperto - Tappeti americani?

Domanda 


"Ho conosciuto per caso il suo blog rovistando nei siti di tappeti con una amica. Mi è capitato di leggere di tappeti chiamati Americani, cosa che mi è sembrata piuttosto strana, anche se non sono un'esperta di tappeti, perchè conosco tappeti persiani, cinesi, turchi, ma americani mi giunge nuova. Lei mi saprebbe chiarire se esistono tali tappeti o se sono una invenzione di qualche commerciante?
Complimenti per il catalogo del suo negozio dove ho visto esemplari davvero
belli ed interessanti, almeno a mio gusto.
La ringrazio e la saluto cordialmente."
Giuseppina Boravi - Siena

Risposta


Lilian-Saruq  (De Reviziis Collection)
Gentile sig.ra Giuseppina
In realtà gli unici tappeti che si possono definire americani o pan-americani sono le stuoie peruviane, i kilim delle tribù navajo e i tessuti di origine Inca, Maya e Atzeca (nessuno dei quali è un tappeto annodato). E verosimile che i tappeti americani ai quali Lei si riferisce, altro non siano che i famosi "Saruq americani", ovvero tappeti annodati all'inizio del secolo scorso in Persia, ma su preciso gusto del mercato statunitense. Il processo di addomesticamento delle produzioni cittadine soprattutto persiane avvenne alla fine dell'800, quando i rappresentanti, ordinavano ai fabbricanti i tappeti che le grandi compagnie volevano vendere negli Stati Uniti. Da prima si crearono condizioni di "caporalato" che regolavano le produzioni domestiche sulle richieste occidentali, successivamente furono impiantate vere e proprie manifatture a sè, che realizzarono questo genere di tappeti in grosse quantità. La richiesta americana ebbe il suo massimo splendore intorno agli anni 1915 - 1940 quando era da poco terminata la produzione di tappeti floreali da Anxminster (Inghilterra) che dagli statunitensi era molto apprezzata. Le caratteristiche di questi esemplari era il decoro, floreale con grandi ramages fioriti raccolti a formare un medaglione nel centro e distribuiti uniformemente in tutto il campo. Il colore preferito era una tonalità di rosa “dughi”, che veniva ottenuto con la mescolanza del rosso robbia e l’acido lattico dello yogurt, insieme all'allume di rocca. Seguiva poi un lungo lavaggio che portava alla perdita della tinta in eccesso ed al raggiungimento della tonalità prevista.

Alberto De Reviziis
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4 nov 2010

L'usura occidentale del tappeto orientale e la valutazione commerciale dei tappeti usati

Come fa ben notare il ministro Brunetta nel suo blog dal post titolato "Amo i tappeti di valore col buco"  alle volte <<sono sufficienti un buchetto o un’imperfezione per annullare del tutto (o quasi) il valore di un oggetto in sé magnifico e potenzialmente costoso...>>
I proprietari dei tappeti orientali quando per una qualche ragione decidono di rivenderli o di darli in permuta, rimangono delusi, perchè non coscendo il fattore sopracitato, pretendono o idealizzano invece, una rivalutazione economica del loro tappeto usato, sulle basi di quanto essi lo avevano pagato. Eppure se ci riflettiamo, la differenza tra la cura con cui un tappeto viene tenuto in oriente e l'uso quotidiano che se ne fa invece in un abitazione occidentale è significativa. In oriente ci si toglie le scarpe prima di camminarvi sopra e si ha cura di ricoprirlo con stoffa e pezze di cuoio quando si debba mangiarvi sopra o posarvi dei recipienti caldi. In occidente invece i tappeti vengono calpestati da suole di scarpe sporche e da tacchi a spillo appuntiti, gli animali ci si fanno le unghie e talvolta ci orinano sopra. Spesso in occidente sui tappeti vi vengono posati i mobili più pesanti: scrivanie, tavoli, divani, tavolini in cristallo. Il tappeto vecchio o antico acquistato in Turchia o in Persia, può risultare quindi completamente integro o con una consuzione del vello uniforme e poco accentuata, mentre un tappeto usato in occidente, anche di pochi anni può risultare anche molto usurato. Un altro aspetto drammatico è quello della manutenzione: in occidente, spesso il tappeto le donne delle pulizie lo sbattono come uno straccio, ne sviliscono i colori con improbabili soluzioni di acqua e ammoniaca, ne pelano il vello sottoponendolo al costante passaggio di fortissimi aspirapolveri, per il lavaggio annuale lo si affida in genere alle tintorie che sono spesso care e inesperte. In Oriente il tappeto lo lavano con la neve, lo rovesciano delicatamente per mezza giornata per far ricadere la polvere, oppure lo lavano con cura in ampi spazi aperti con acqua e soluzioni detergenti non aggressive. Forse la casa europea è quanto di meno adatto ad ospitare un tappeto, eppure sarebbe un errore ed un peccato rinunciare alla compagnia e al calore che il tappeto dona a coloro che sanno apprezzarlo. E' sufficiente solo un po più di cura e di consapevolezza, e anche in occidente un tappeto può vivere decenni senza perdere "carne" e "colori".

Come/dove vendere il proprio tappeto commerciale usato
  • La soluzione migliore - se si ha calma e tempo - è quella di vendere da privato a privato,  si può provare con ebay o altre inserzioni, bisogna però tenere conto che nel mercato dell'usato sia online che rionale, il prezzo dev'essere anche quì necessariamente competitivo, senza aspirare a rivalutazione alcuna, perchè chi cerca nei mercatini o nelle inserzioni lo fa per fare un grosso affare o perlomeno come tale dev'essere percepito.
  • Una soluzione ancora migliore può essere la permuta presso un'azienda o commerciante, in genere tutte le realtà commerciali che trattano tappeti annodati praticano questo servizio. Scordatevi però un cambio alla pari, perchè le permute vengono sempre effettuate al cambio di un tappeto di valore economico superiore, per il quale si dovrà aggiungere quindi una differenza.

Alberto De Reviziis
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3 nov 2010

Tipi di nodi nei tappeti annodati a mano


I tappeti annodati a mano, vengono così confezionati grazie ad una caratteristica lavorazione a nodi, dove ai fili di ordito vengono legati dei corti fili che vanno a costituire il pelo, o vello. Realizzati in tecniche e luoghi diversi i tappeti annodati enumerano a seconda della provenienza di realizzazione differenti tecniche di nodo.

In dettaglio:


Nota disambigua
  • Il nodo Ghiordes viene anche chiamato coi nomi: Turkibaft, nodo turco, doppio nodo, nodo simmetrico
  • Il nodo Senneh viene anche chiamato coi nomi: Farsibaft, nodo persiano, nodo singolo, nodo asimmetrico
  • Il nodo Jufti viene anche chiamato coi nomi: jufti ilmeh, nodo fraudolento, doppio nodo

Alberto De Reviziis
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2 nov 2010

Tappeti tecnica mista

I tappeti in tecnica mista sono manufatti originari della tradizione tessile nomade più pura: quella afshar, quella curda e circassa, quella qashqai, quella yoruk. Spesso nati come sacche o copricassapanche che poi in occidente vengono aperte per essere stese a mò di tappeto (vedasi i mafrash), non mancano i veri e propri esemplari annodati, realizzati per essere stesi a terra, con parti lavorate in maniera alternata in tecniche di tappeto annodato, sumakh, cicim e/o kilim. Essi rappresentano un interessante collage di tecniche e diventano spesso oggetto di attenzione verso il collezionismo borderline ovvero quello di tutto ciò che è al limite dell'essere tappeto.

Alberto De Reviziis
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1 nov 2010

I tappeti assemblati

Collezione http://www.rugandrelic.com/
I tappeti assembalti originano da una tecnica antichissima, che assolveva con facilità agli scopi pratici delle genti nomadi dell'Asia centrale, di confezionare esemplari di annodato nonostante le dimensioni contenute dei loro telai che per necessità di trasporto erano convenzionalmente ridotti. La tecnica consisteva nel realizzare da prima strisce o prozioni di annodato indipendenti, che solo successivamente venivano poi cucite insieme realizzando così il tappeto. Attraverso questa tecnica e grazie alla totale assenza di decori degli esemplari, venivano inoltre riciclati i tappeti consunti. Disarticolati delle parti consumate, venivano ricontestualizzati con parti nuove o con parti sane di altri esemplari consumati dando vita così ad un nuovo tappeto sul quale poter dormire o con il quale poter arredare la yurta. Perfettamente aderente al pensiero e alla mentalità eco-sostenibile di quelle popolazioni turco-asiatiche, tale tecnica ha potuto proseguire quasi inalterata nei secoli, fino a diventare nei casi contemporanei un tipo di lavorazione di grido e di tendenza come lo sono appunto i Patchwork di kilim o di annodato. Alcuni generi tradizionali di tappeti assemblati sono i Djulichir, i Perde e i Cirpi.

Alberto De Reviziis
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