Il nodo tibetano presenta modalità esecutive che trovano scarso riscontro in altre realtà produttive. La tecnica chiamata a "cappi recisi", in altri casi conosciuta solo attraverso studi archeologici legati all’Asia occidentale ed all’Egitto, viene infatti realizzata con l’aiuto di canne, o assicelle, su cui è avvolto il filo che poi sarà tagliato dando origine al vello.Il filo viene avvolto intorno a due orditi e intorno a un'asta che viene collocata in maniera temporanea di fronte ad essi e per tutta la larghezza del tappeto. Quando l'annodatore conclude l'intera fila, taglia gli occhielli attorno all'asta per ottenere il nodo. Si tratta di un annodatura non molto fitta ma assai resistente.
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1 commenti:
Articoli interessantissimi ed istruttivi con il dono della sintesi. Complimenti, come sempre!
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