11 dic 2010

Il Disegno modulare infinito nei tappeti

Espresso in forme diverse nei tappeti orientali, il disegno con andamento infinito lo riconosciamo - seguendo la linea temporale tracciata da Eskenazi - già negli “Ushak a medaglione” del XVI sec. e secondo la maggior parte degli studiosi rappresenterebbe una metafora dei “limiti” dell’essere umano ed il “senza limite” di Dio.
Per Maurizio Barracano invece, il decoro incompleto rappresenterebbe la "porta" verso l'altra dimensione superiore, la cui bordura (ovvero la cornice) produrrebbe un fenomeno di protezione del fedele che sul tappeto pregava o meditava. A conferma di tale ipotesi nella "Enciclopedia dei tappeti di tutto il mondo", a cura di D. Black (ed. De Vecchi) si teorizza che la probabile configurazione della volta celeste immaginata dagli artisti persiani prevedesse una elaborata griglia di metallo a fungere da barriera tra il mondo terreno e quello celeste. Al di là della Porta Celeste vi era una ulteriore barriera che doveva impedire il passaggio agli immeritevole del paradiso; questa seconda barriera era denominata, tanto in persiano come in arabo, hijab ed era realizzata a pannelli che, consentendo questa funzione di filtro protettivo, lasciavano comunque intravvedere il paradiso e permettevano alle sottili anime dei fedeli meritevoli di attraversare lo schermo.

1 commenti:

Mi permetto di segnalare che oltre ai tappeti Ushak “a grande medaglione” del XVI s., per comprendere lo stile ad “andamento infinito” ben più importanza rivestono i coevi Ushak “a stelle”. In essi, i medaglioni a forma di stella ad otto punte sono un retaggio delle “otto vie cosmiche del buddismo” e degli “otto petali del fiore di Loto”, esempio e simbolo di purezza cui l’uomo deve ispirarsi. Queste “stelle”, compaiono solo in parte uscendo dalla bordura per poi mostrarsi intere nella campitura; quindi nuovamente sparire sotto di essa. Rappresentazione grafica dello scorrere infinito del tempo e dello spazio, paragonati ai limiti dell’essere umano, nascono da un concetto religioso e filosofico molto diffuso nelle produzioni anatoliche dell’epoca. Risolti stilisticamente in modo elegante e sontuoso, sono tra gli annodati più belli che l’uomo abbia mai realizzato, almeno a mio parere. Simili rappresentazioni sono state successivamente adottate nei tappeti definiti “Kazak a stelle” e “a disegno Leghi”.

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