28 ott 2010

Turismo - Acquistare i tappeti direttamente nei loro paesi di origine

Da che mondo è mondo viaggi e/o turismo voglion dire shopping, del resto era così già ai tempi di San Paolo, tuttavia l'acquisto di un tappeto orientale direttamente nei luoghi di origine è una pratica sicuramente sconsigliabile. Spesso chi torna dalla Turchia come dalla Persia o dal Caucaso con un tappeto acquistato in loco scopre infatti  che per pari qualità poteva acquistare la stessa cosa e a un prezzo inferiore presso il negozio sottocasa di Milano o di Roma. Mentre in Turchia, come in Persia o nel Caucaso un tappeto può e dovrebbe costare ben meno che in Italia, non fosse altro per una questione di cambio favorevole e di un minore numero di passaggi che come sappiamo determinano un accrescere consistente dei ricarichi sul prezzo finale.
Il prezzo di un tappeto varia naturalmente da come è stato eseguito, dal numero dei nodi, dal materiale del tappeto, dalla rarità del disegno, dall'età. Molto difficile da giudicare per chi non è addetto ai lavori. Il turista se vuole proprio comprare un tappeto come souvenir deve mantenersi su oggetti medi e costi bassi, in tal caso di fronte ad un acquisto avventato, non cadrà comunque dall'alto. Si deve evitare di comprare attraverso le guide, perchè spesso l'interesse di queste è determinato da un loro tornaconto o commessa personale. Il prezzo deve essere sempre confrontato con quello degli altri mercanti, non dopo l'acquisto, ma prima, diversamente, in caso contrario, e cioè a cose fatte i mercanti diranno sempre che il tappeto è stato pagato troppo. I paragoni si possono fare solo in un modo: fare una foto con il cellulare al tappeto interessato, e sottoporla successivamente ad altri commercianti, essi proporranno un prezzo in linea, si può quindi sostenere di aver avuto un'offerta minore e fare finta di andarsene, di fronte a tale atteggiamento il commerciante tenterà sicuramente ulteriori ribassi per non perdere l'affare. La vendita di un tappeto anche banale viene spesso accompagnato da aggettivi roboanti, e descritto con caratteristiche che non corrispondono al vero, i tappeti vengono retrodatati, i colori definiti "naturali", l'affare dipinto come un investimento, il tutto per portare il turista a compiere un acquisto emozionale e non razionale. La tecnica è più o meno sempre la stessa a Istanbul come a Kashan, a Baku come a Marakesh, i commercianti da prima offrono un thè e fanno sedere il cliente mostrandogli molti esemplari per fargli abbassare la guardia, dopo di che lo intortano esagerando sulle caratteristiche degli esemplari proposti e convincendolo dell'affare.
Infine si rammenta che all'uscita dai paesi orientali i tappeti antichi non possono essere esportati e all'arrivo in Italia comunque vi è sempre da pagare l'IVA.

Alberto De Reviziis
Certified Rug Expert (CRE)
+39 0118170662

© RIPRODUZIONE RISERVATA

1 commenti:

E' " stravero" , perdonatemi il termine. I viaggi, specie se organizzati, spingono gli accompagnatori, generalmente del luogo, a condurre i" meschini" turisti a visitare gli artigiani locali dove " si puo' vivere l'atmosfera di un tempo". Questa tecnica e' in voga da decenni.Esempio lampante e' l'acquisto in Marocco di un tappeto , da parte di mio cognato, il quale solo a Roma si e' accorto di un etichetta nascosta di un negoziante di Bologna!!!! Per mia esperienza in un viaggio fatto nel 1975 a djerba, ero appena sposato ed avevamo organizzato un'escursione a Matmata e Gabes con fuori strada di un amico, nell'oasi hanno provato a " rifilarmi" un oggetto di ceramica " fatta dagli artigiani del luogo negli antichi forni". Era bellina, solo che avevano provato a cancellare " made in Italy ". Il marchiuo era sparito, ma l'impronta nella ceramica no. Freddy

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