4 apr 2011

Matisse e i tappeti

Secondo Jung e la psicanalisi, la mente umana si nutrirebbe di simboli; la connessione cosciente del nostro Io con le forme geometriche è dunque decisiva per cambiare il nostro stato di coscienza. Particolari segni ci riporterebbero secondo questa intrigante teoria, a stati di coscienza interiore archetipa e di riconessione con il passato, permettendoci così un più facile accesso alle radici trascendentali della nostra umanità e a Dio. Matisse (pittore impressionista francese) ravvisava nei tappeti orientali questo magnifico laboratorio di stimoli, tanto che decise di sperimentarlo a scopo terapeutico. Impiegò nelle proprie opere la potenza di un codice a X in grado di trasferire un'idea di energia vitale nello spettatore. Egli ricercava e riproduceva simboli e significati archetipi individuati nei tappeti orientali o nei drappi antichi. Voleva infatti produrre un'arte terapeutica, in grado di lenire le fatiche dell’uomo moderno, com’egli aveva dichiarato più volte.
I tappeti (marocchini o simil-anatolici) li rappresentò alla sua maniera impressionistica, idealizzandone grafica e forza espressiva. Fu probabilmente la sua passione per il Marocco dove accumulò svariati oggetti artigianali, che rielaborò poi nello studio di Nizza, ad avvicinarlo a questi manufatti e a quest'arte. Nella sua vita ha ritratto esemplari con raffigurate colonne di medaglioni o gul; ma anche piccoli esemplari primitivi riconducibili a manifatture nomadi in stile berbero e beduino, simili agli Yatak o ai Tullu.

1 commenti:

Lo studio della psicanalisi si e' sempre servito
di ausili atti a conoscere la psiche umana. Ricordiamo che anche Sigmond freud nel suo studio ed abitazione ricopriva letteralmente i divani con tappeti, sempre a carattere geometrico. Mi sembra che siano stati oggetto di importanti aste, ma potrei sbagliare. Freddy

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